
Una morbida coperta avvolge il paesaggio, dense stratificazioni di vapore umido ammantano ogni cosa, i suoni e i colori si fondono in una sinfonia di ovattata deliquescenza, il reale si immedesima in una nuova dimensione di non percezione. A molti non piace la nebbia, la giudicano pericolosa, le attribuiscono le peggiori qualità, la colpevolizzano di rallentare i loro spostamenti; come se, lei sola, rappresentasse la colpa del rallentare il corso delle loro frenetiche vite; come se, qualcosa che nasce dall’infinito Intelletto Divino, potesse esser confusa con gli ottenebranti vapori sulfurei di natura infernale. Ma, per me, la nebbia è sempre stata qualcosa di intimo, piacevole, estraniante nel senso più sacro del suo stato fisico. La nebbia ci nasconde al mondo, e nasconde il mondo ai nostri occhi mortali; ci permette di riplasmare la realtà secondo canoni del tutto nuovi, privilegiando i sensi che, nella piatta quotidianità cui siamo abituati, non avrebbero modo di trascendere i loro limitati confini. Nella nebbia siamo ciechi, gli occhi vedono solo quanto Lei, la nebbia, ci consenta di vedere. A volte un metro, a volte cinquanta, a volte cento. Ma Lei limita i nostri orizzonti materiali, ci costringe e ridefinirli, a lasciare che si riacuiscano le percezioni che ci permettono di procedere nel nostro cammino. La nebbia è morbida ovatta che ci permette di racchiuderci in noi stessi, ci isola dal mondo di iper-stimolazione sensoriale che, quotidianamente, ci assorbe. La nebbia ci dà una possibilità: quella di prenderci il tempo, e lo spazio, per guardare in noi stessi. Isolati, avvolti dalla sua candida prigionia, solo così possiamo ascoltare i sussulti del nostro Io interiore, e lasciare che questo spazi verso confini che credevamo di non poter superare. Chi la maledice non comprende, forse, la sua natura introspettiva, e le infinite possibilità che Lei ci offre. Ci obbliga a rallentare, a respirare con ponderata lentezza, a riplasmare la realtà secondo quanto la nostra mente ci conceda. La nebbia nasconde il mondo, nasconde la sua cruda spigolosità materiale, ci offre quell’attimo di Eterno che, da soli, forse non potremmo mai raggiungere. Siamo obbligati a riflettere, altro non fosse, che per non inciampare in qualche ostacolo che non riusciamo a delineare con la dovuta chiarezza. A ben guardare, oggi, non so chi possa negare che la nebbia ci avvolga ogni giorno, ogni attimo, ogni frazione infinitesimale del tempo che Dio ci ha donato. Non è una nebbia fisica, non si tratta di vapore condensato e stabilmente ancorato alle leggi fisiche; è una nebbia morale, pesante, tetra e terrosa, che ci lascia sgomenti. La fumosità dei nostri giorni si riduce nell’incapacità di vedere, con i nostri occhi, quanto ci accade intorno. E questa condizione, di momentanea cecità, ci spaventa, ci terrorizza. Quello che i nostri occhi mortali non possono scorgere diventa il nostro nemico; ci sentiamo accerchiati da branchi di fiere pronte a sbranarci, ci lasciamo condizionare dall’incorporeità di un patogeno; permettiamo che il vociare purulento dei potenti soffochi in noi la Fede. Questa nebbia, come una scura e cupa cappa di ottusità, ci avvolge; e noi lasciamo che ci avvolga. E lo permettiamo perché pretendiamo di poter sondare l’insondabile, lo permettiamo perché ci ostiniamo a voler scrutare l’invisibile con i nostri occhi mortali, con le nostre orecchie fallibili, con i nostri sensi limitati. Abbiamo perso la facoltà di autocritica, di introspezione analitica. Lasciamo che la materialità si impossessi di noi, e permettiamo che la nebbia si trasformi, da tenera alleata, a spaventoso cerbero infernale. E allora il non vedere, il non udire, il non capire, tutto si rimodella intorno al nostro spirito tremante e contratto. L’anima si rifugia nella calda aponia della non-percezione, si abbandona alla paura, ci rende più ciechi di quanto potremmo mai sopportare. Questa nebbia morale si infittisce, intorno a noi, e dentro di noi. Soffoca la Speranza, soffoca ogni cosa. Ci convinciamo che non esista luce che possa trafiggere quella cortina densa, e ci affidiamo a chi sostiene di poterci offrire la soluzione più comoda per potercene sbarazzare, timorosi e riverenti come cani randagi che temono di esser bastonati, e che, senza nemmeno accorgersene, si lasciano vessare ogni ora di più. Qualcuno, ben addestrato, ci ha convinto che quella nebbia non svanirà mai, che il nostro mondo è spacciato, che dobbiamo cedere agli schemi preconcetti di un nuovo ordine ecologico-ateo, dove la luce della mera ragione dissiperà quello stato di incertezza. Basterà una punturina, due gocce di eroina fetale che ci addormenteranno il cuore, due gocce di veleno che ci permetteranno di morire e rinascere a vita nuova, pieni di consapevolezza e felicità, pronti ad acclamare i novelli salvatori della società. Questi profeti del nulla sfruttano, e strumentalizzano, la nebbia (da loro stessi creata), ci convincono, pugnalata dopo pugnalata, che Loro solo siano in grado di diradarla; e molti, purtroppo, ci cascano. Ma sono come insetti privi di antenne, che, irrazionalmente, si gettano verso una luce artificiale, ignari della carta moschicida che li intrappolerà, e li ucciderà, più o meno velocemente; sono come pecore che corrono nella nebbia, ignare del baratro che le aspetta a pochi passi. La voce del pastore che le chiama è finta, proviene da un altoparlante che le guida verso il precipizio, e che tutto fa per spingerle a saltare nel vuoto. Il vero Pastore, Colui che ci vuole salvi, che vuole che noi possiamo tornare a Lui, non usa megafoni, lascia che sia il nostro cuore a voler invertire la rotta, per tornare, docilmente, a Lui. Senza violenza, e senza forzature, nel pieno rispetto del libero arbitrio di cui ci ha resi titolari. Lui, da lassù, ci ha donato la nebbia, quella buona, quella che ci permette di chiudere gli occhi per affinare gli altri sensi, quella che ci predispone ad ascoltare la Sua voce. L’imperativo, ormai, è smettere di correre in maniera affannosa verso il burrone: la nostra esigenza primaria è quella di chiudere gli occhi, e di ascoltare. Fermarci un attimo, riflettere, ragionare; soppesare ogni pensiero che ci sgorga dall’anima e lasciare che sia Lui, da lassù, a guidarci nelle nostre riflessioni. Solo abbandonando il gregge che si muove verso il precipizio potremo salvarci. Non c’è altra soluzione. Solo guardando alla nebbia per ciò che è realmente potremo fermare questa folle corsa. Respiriamo, inaliamo a pieni polmoni la Pace che Lei ci offre, prendiamoci (e riprendiamoci) il nostro tempo per riflettere, per ritornare all’ovile.

Quello che stupisce è come l’Uomo non si renda conto della ciclicità, e della spietata ridondanza, della Storia. Ogni generazione sembra pretendere di possedere la chiave per decifrare la Verità Assoluta, ogni figlio si erge a giudice del padre, ne addita gli errori e si convince di poter far meglio. Ma si illude, presta troppa attenzione a come progredire nel giorno presente, e si dimentica di tener conto delle condizioni generali dell’esistenza umana. La sete di potere, la pretesa onniscienza, la crudeltà e lo smodato senso di prevaricazione si sono materializzati spesso nel nostro (anche recente) passato; hanno solo mutato la loro forma esteriore, con l’unico scopo di mimetizzarsi nell’evoluzione del tempo. Se si osserva quanto sta accadendo intorno a noi non deve stupire che molti brancolino in quella fitta nebbia fittizia di cui parlavo prima: molti, troppi, si lasciano addomesticare da quanto urlato dalla televisione. Interi greggi si lasciano condurre verso il massacro, convinti di potersi esimere dal Giudizio Divino. La tendenza generale è volta al transumanesimo, al mero campare all’infinito, al desiderio irrazionale di voler sconfiggere il dolore e la sofferenza -link- -link-; senza comprendere che dolore e sofferenza sono armi di purificazione. I più si lasciano sedurre dall’idea che, vaccinandosi, potranno tornare a “vivere”, potranno tornare a bivaccare nei bar, ad affollare gli stadi e a camminare per strada senza museruola. Ma sono illusioni, percezioni tanto distorte da lasciare solo un senso di vuoto incolmabile. Come si può pretendere di vivere in eterno, relegati nelle nostre spoglie mortali, ingrigite e contorte dal passare del tempo? Come si può pretendere di arrestare l’evoluzione spirituale, come si può negare all’anima il suo percorso di catarsi? La vaccinazione non è un atto d’amore verso il prossimo, e nemmeno verso sé stessi: è il peggior atto di egoismo che si possa concepire; è il rifiuto totale dell’accettazione mansueta dei piani di Dio, unica Presenza ineccepibile, e sempre sovranamente giusta; è un reiterarsi, cieco e cosciente, dei piani dell’antagonista. Ovunque stanno sorgendo “villaggi turistici” per relegare chi si rifiuta di omologarsi al piano di vaccinazione -link- -link-: dall’Italia al Canada si levano grida di biasimo per chi non aderirà al sommo atto di clemenza impostoci dalla società.

Ma è una novità? No, l’oligarchia moderna è solo la riproposizione di una qualunque dittatura del Novecento, mascherata abilmente dagli abiti filantropici dei suoi promulgatori. La prima fase ha coinvolto i più deboli: dapprima i vecchi, obbligati ad iniettarsi ogni specie di intruglio infernale facendo leva sull’atavica (ed atea) paura della morte; poi è toccato ai malfermi, incapaci, spesso e volentieri, di opporsi a tale demoniaca macchinazione -link-. Ora si ventila l’idea di inoculare nei bambini il germe del Male -link-, poi toccherà ai più forti, alla forza trainante del Mondo -link-. Si baratta l’anima per un caffè -link-, per un hamburger, per un viaggio. Si ricatta l’Uomo per restituirgli la libertà che è sua di diritto. Dove abbiamo già visto questo agire, e quando ci siamo trovati ad inorridire per i metodi utilizzati per raggiungere una simile pulizia etnica? Non sono passati nemmeno cent’anni dall’ultima volta che qualcuno ha provato a “ripulire” il Mondo dai superflui, ma sembra che tutti si siano dimenticati di come sia andata a finire. Proviamo a rinfrescarci la memoria, magari ricordando cosa successe in Germania tra il 1933 e il 1941. L’Aktion T4 è il nome convenzionale con cui si designa il programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute”. Si stima che l’attuazione del programma T4 abbia portato all’uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000. Per quanto riguarda la sola terza fase dell’Aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l’operazione decisero di uccidere il 20% dei pazienti presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime. A ogni modo, l’uccisione di tali individui proseguì anche oltre la fine ufficiale dell’operazione, ovvero il 1º settembre 1941, portando il totale delle vittime a una cifra che si stima intorno ai 275.000 e non di meno di 200.000 secondo altre fonti. T4 è l’abbreviazione di “Tiergartenstrasse 4”, via e numero civico di Berlino al cui indirizzo era situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale, sito nelle vicinanze dello Zoo di Berlino e adiacente al grande Parco Tiergarten, vicino al Kurfuerstendamm, all’epoca, e ancora oggi, lussuoso viale alla moda di Berlino. La denominazione Aktion T4 non è nei documenti del tempo, ma i nazisti usavano il nome in codice EU-AKtion o E-Aktion (E ed EU significavano eutanasia) -link-. Programma di eutanasia fu il nome utilizzato nel processo di Norimberga, sia dai giudici sia dai procuratori. Si è utilizzato anche il termine morte per compassione.



Bambini, vecchi, disabili, infermi mentali, deformi; tutti eliminati per portare avanti la spietata politica di eugenetica nazista, vittime ancor prima che il primo Ebreo fosse massacrato nei campi di sterminio. Sterminati dallo stato, macellati in nome di una più alta ideologia, pesi inutili di cui la Nazione non poteva farsi carico. Poi toccò agli altri, certo, perché una volta che si eliminano le deformità evidenti, non si fatica ad eliminare anche coloro che presentano differenze più lievi, magari anche solo superficiali. Il parallelo appare sempre più accecante, nella sua spietata e folle lucidità: oggi come allora si è partiti dai più deboli, ma non crediate che ci si fermerà a loro. Le prime vittime sono quelle che meno possono ribellarsi, ma, terminate loro, ad altri toccherà la ghigliottina. E, statene certi, non ci si potrà esimere dalla politica di chi vuole una società “pulita”, “sana”, e bicentenaria. Il terzo Reich millenario si è reincarnato, e, come un cancro metastatico, sta infettando le menti di ogni persona che si getta volontariamente tra le grinfie dei suoi carnefici, convinto, sedotto, e persuaso che il suo sia un atto d’amore. Dall’alto (Illuminati, Filantropi e Massoneria) ridono, godono nel vedere la gente spintonarsi per ricevere la sua dose di veleno, tutti condannati a qualcosa che è ben peggiore dalla morte del corpo, inconsapevoli del martirio cui costringono le loro anime -link-. Il raggiro è solo più sottile: non si può più convincere l’opinione pubblica che sia giusto sopprimere i diversi, meglio lasciare che il volgo si disperda ed annaspi nella fumosa ambiguità delle Loro parole; meglio che la gente sia impegnata a manifestare per la panacea sessuale che ci vuole tutti uguali, uomini, cose e bestie. Meglio permettere che il gregge manifesti (con assembramenti e distanze non rispettate, ma stranamente tollerate) per l’ennesima bugia liberticida, meglio che la gente pensi al suo basso ventre piuttosto che alla sua anima.

Meglio che i giovani non sappiano più cosa sia il Bene e cosa sia il Male, meglio che tutto venga fatto passare per lecito. Così i piani, di chi sta al vertice della piramide di Lucifero, potranno compiersi con maggior rapidità. Un ddl oggi, la soppressione della moneta pubblica domani, un microchip sottopelle dopodomani. E la settimana prossima si chiuderanno i conti correnti, si esproprieranno le proprietà, si negherà la libertà, si forniranno green-pass a chi vorrà muoversi liberamente. Saremo tutti, con le debite eccezioni di casta, schedati, schiavi e felici. La pseudo-pandemia è stata la scusa migliore per testare queste ridicole restrizioni, la paura di morire il mezzo migliore per mettere la Fede in Dio in secondo piano. E il piano sembra aver funzionato. Passettino dopo passettino ci siamo lasciati convincere che ogni vessazione fosse buona, lecita e dovuta. Ci siamo lasciati coinvolgere in un piano criminale che ci ha privato di ogni diritto, e che, in futuro, certo non ci restituirà quanto ci ha sottratto. D’ora in poi, è bene che si sappia, le campagne vaccinali saranno perpetue, a cadenza semestrale, finché ogni Uomo non sarà stato etichettato, rimodellizzato ed assegnato al suo nuovo ruolo di schiavo moderno. Non avremo nulla, ma vivremo duecento anni per servire i nostri Padroni. Ma non temete, altri ci aiuteranno. Le orde migratorie che risalgono dall’Africa, sapientemente guidate dai neo-Saraceni e dai ben noti Sionisti -link-, saranno il nuovo tessuto sociale che soppianterà i morti, quelli che le vaccinazioni faranno sparire. I natanti sbarcheranno sempre più “ospiti” nella nostra (ormai) (de)civilizzata, e decristianizzata, Europa, pronti a divenire schiavi subumani, illusi e violentati dall’idea di trovare un nuovo Eden da colonizzare.

Nel frattempo, per distogliere gli sguardi indiscreti di chi si indigna di fronte a questa silenziosa colonizzazione (sarebbe meglio definirla “guerra santa”, o Jihād, o sovvertimento programmatico delle radici Cristiane d’Europa), si riaccendono vecchi focolai: i miti, misericordiosi, soverchiati abitanti dello Stato Fantoccio (Israele) stanno effondendo tutto il loro amore sui Palestinesi; gli stessi da loro confinati, per loro misericordiosa concessione, in una minuscola e ridicola striscia di terra (di nuovo e, “casualmente”, proprio in questi giorni). Le loro amorevoli attenzioni decollano dalle batterie missilistiche (notoriamente foriere di pace) -link-, e si schiantano sulle teste dei legittimi abitanti del territorio da loro usurpato (è bene ricordarlo, con la complicità di USA, Europa; e con l’attuale sostegno di esseri inqualificabili come l’attuale capo leghista -colpevole di essersi ideologicamente venduto a Draghi per meno di un “piatto di lenticchie”- e il suo acerrimo amico a capo del PD -link- -link-). I missili, carichi di amore, esplodono, e seminano morte, sotto lo sguardo benevolo e attento dei loro genitori Illuminati. Il popolo eletto reclama a gran voce ciò che Dio ha promesso loro, ma travisa il senso della promessa, e sacrifica sempre più agnelli sull’altare della Storia. La spianata del tempio brucia, le moschee sono minacciate, l’odio ribolle ed infiamma gli animi. La guerra è prossima, ormai non v’è più dubbio, ma la ricostruzione del Tempio di Salomone è possibile solo se, prima, si rade al suolo il vecchio. La Piramide, la sacra Piramide gongola, sposta l’attenzione a destra e a manca, confonde le acque e alimenta il fuoco sui bracieri del Medioriente. Il fumo che sale dai palazzi distrutti si mischia alle grida di dolore di chi ha perso tutto, e si condensa in una coltre acre e maleodorante, che tutto avvolge. Questa è la LORO nebbia, la nebbia sanguinosa in cui ci stanno trascinando, la purga staliniana che porterà ordine nel mondo, che decimerà la popolazione. Dapprima localmente, poi mondialmente. Chi ancora si ostina a non voler riconoscere in queste azioni deliberate un piano ben strutturato pecca di ingenuità, per non dire di malafede.

Provando a risalire la corrente della Storia si evince come il processo sia, ancora una volta, ciclico e ben collaudato. Analizziamo, ad esempio, la rivoluzione americana, attribuita come conseguenza del desiderio delle Colonie di emanciparsi dalla Madrepatria: essa è dovuta, principalmente, all’abolizione della carta moneta della Pennsylvania (1750), e non dal “Boston Tea Party”, come comunemente sostenuto. Il tè gettato nelle acque del porto di Boston è stato solo l’ennesimo pretesto, grazie al quale si è legittimato lo svolgersi delle azioni future. Oggi, come allora, si è voluta togliere al popolo la sovranità garantita dal denaro “fisico”, da quel denaro privato ben diverso dal denaro pubblico inventato dalle banche. Il meccanismo di creare denaro fittizio, che non esiste se non nei libri contabili dei potenti, genera povertà e priva l’individuo del suo potere d’acquisto. E, oggi più di allora (dove servirono sedici anni per apprezzare gli effetti di quanto successo in Pennsylvania nel 1750), il processo vuole depauperare i cittadini. Il lento logorio degli interessi di prestito tritura il tessuto sociale della società e lo affossa in un pozzo melmoso da cui nessuno può svincolarsi: il denaro si crea, in maniera illecita, nel seno delle banche, e viene redistribuito a loro discrezione, affossano i piccoli e facendo ingigantire i giganti. Ezra Pound (in “Le cause della guerra”) così ci ammoniva, quasi profeticamente: “…l’etica sorge con l’agricoltura. L’etica dei nomadi non si estende oltre la distinzione fra la mia pecora e la tua. Lo studio di Aristotele e Demostene e stato, se non soppresso, almeno diminuito per una ragione ben cosciente e definita. Diversi autori classici parlano con troppa chiarezza ai loro Signori Grandi Usurai. […] La base valida del credito fu conosciuta ed affermata già al principio del Seicento dai fondatori del Monte dei Paschi di Siena. Fu, ed è, l’abbondanza, ovvero la capacità produttiva della natura, presa insieme con la responsabilità di tutto un popolo. […] Sant’ Ambrogio tirava dritto. << Monopolizzatori del raccolto, maledetti, maledetti siate fra i popoli!>>” . E ancora: “Banchiere è uno che compra denaro e debiti, creando altri debiti”, poi, riprendendo le parole di Georg Obst [*1], prosegue: “Banchiere è chi prende denaro in prestito per poi prestarlo di nuovo a suo vantaggio, cioè a più alto interesse” -link-.
[*1] Georg Obst (nato il 25 febbraio 1873 a Breslavia ; † 2 ottobre 1938 a Dresda – Blasewitz ) è stato un importante professore tedesco di economia aziendale presso l’ Università di Breslavia . Durante la sua vita, il numero di copie delle sue pubblicazioni raggiunse un livello a cui nessun altro economista aziendale contemporaneo si avvicinò nemmeno. -link-
Alla luce di quanto esposto, chi, in tutta onestà, può ancora negare che “qualcuno” stia premendo sull’acceleratore della Storia, con l’unico scopo di farci piombare in una guerra da cui solo i, sempre ben noti, “LORO” trarranno beneficio? Allora il pretesto era il tè versato, oggi è la pandemia; allora il movente era il denaro che l’Europa avrebbe guadagnato finanziando entrambi gli schieramenti della guerra civile americana, oggi è il dominio (finanziario e, di conseguenza, politico-sociale) del Mondo intero. La scellerata campagna di sterminio che prende il nome di “campagna vaccinale” è capeggiata da un militare (scelto non a caso dal Corpo degli Alpini, che, da sempre induce -giusta- fiducia nel cuore dell’opinione pubblica); il distanziamento a-sociale (che dovrebbe definirsi medico!, non sociale) vuole escludere ogni contatto emotivo dalle nostre abitudini; e il termine coprifuoco non si ricollega forse alla paura di un bombardamento? Poco importa se le bombe che piovono dal cielo siano vere o mediatiche. Lo stillicidio è costante, metodico, assillante. Il fracasso dei media soffoca le opinioni individuali, il regime totalitario schiaccia i dissidenti, ghettizza i liberi pensatori, massacra i diversi. La Storia davvero non ci ha insegnato nulla, i Nazisti, i Comunisti, gli estremisti in genere si sono reincarnati mille e mille volte nel Mondo, e vogliono da sempre schiacciare i deboli e gli oppressi, forti della bandiera che fa loro più comodo nel momento storico in cui vivono. Non vedo proprio alcuna differenza tra Mengele e il sistema sanitario moderno. I popoli vengono utilizzati come cavie non pensanti, i cittadini “dotati di proprie opinioni ” rinchiusi e privati dei loro diritti, le masse addomesticate in nome di una sicurezza fittizia e mistificata. Cui prodest scelus, is fecit «il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova», dicevano i Latini; quindi, chi dunque trae beneficio (o spera di trarlo) da tutto ciò? Chi si è eletto a capo insindacabile del Pensiero, chi si è autoeletto salvatore di questo mondo di serie B (che vive, ed esiste, solo nella sua mente malata)? La risposta è quantomeno scontata. I flussi di denaro portano, e riconducono sempre alle banche, agli Stati Sovrani, e a chi vede nella guerra un modo per generare debiti e crediti. Ogni cosa umana ha un prezzo, un suo costo di produzione ed un suo ricarico. Chi gestisce questa triplice equazione crede di saper maneggiare con cura ogni strumento in suo possesso, e, crede, di poter dominare la Storia, plasmandola a suo uso e consumo. Ma i promulgatori delle guerre, i sostenitori del Superuomo teorizzato da Friedrich Nietzsche, i creduloni che sbavano di fronte ad ogni idiozia sbandierata dal sistema freudiano e darwiniano, dimenticano che, da sempre, e per sempre, esiste ed esisterà un Giudice Supremo, cui anche LORO dovranno render conto. Dimenticano le schegge impazzite, i partigiani dello Spirito che si battono per sconfiggere i moderni Nazisti, i kamikaze di Cristo che si gettano con cieca fiducia contro le corazzate del potere demoniaco. I “LORO” dimenticano che l’Uomo è nato libero, e che il pensiero non può esser dominato. La fede non può esser smontata, Essa risorgerà sempre, non fosse che dal più umile seguace del Vangelo. Il Male non può prevalere, come è stato scritto, e i “LORO” pagheranno per ogni loro crimine. Vinceranno anche delle battaglie, ne sono sicuro, ma, alla fine, la Santa Vergine li schiaccerà e l’Arcangelo li ricaccerà nel luogo da cui giungono, e cui sono destinati. Là ci sarà pianto e stridore di denti ad attenderli, non temete.
Nel frattempo io desidero solo poter tornare ad immergermi nella morbida, melliflua, solitudine della Nebbia. Ridurre l’Io al nulla, negare il SuperUomo, regredire a pensiero primo; nella speranza di poter distinguere, in tutta quella caliginosa crudeltà che ci circonda, la Voce di Colui che guiderà i miei incerti passi di essere umano. Voglio ritirarmi in quella Nebbia dove lo spirito può librarsi e spaziare verso il Cielo, avvolto ed isolato dal frastuono terreno, solo e libero di avvertire in me il Giusto, l’Eterno. L’intimità di quella coltre biancastra e lattiginosa, che tutto confonde e tutto attenua, sconfiggerà ogni rumore e frustrazione, prevarrà sul Male che dilaga nel Mondo; anche perché, è bene ricordarlo, la nebbia si produce solo se, al di sopra di essa, il cielo è sereno, e splende nel Cielo la Luce di Dio.

Davvero bella l’ultima frase!
Noi abbiamo la certezza che quel sole che è sorto, visitandoci dall’alto, per illuminare noi che ci trovavamo nelle tenebre e nell’ombra di morte, illumina, guida e protegge da questo piano satanico i suoi fedeli.
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