
«La tolleranza illimitata porta necessariamente alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo la tolleranza illimitata anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo preparati a difendere una società tollerante dall’assalto dell’intollerante, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con loro» K.Popper.
Queste sono parole del filosofo austriaco Karl Popper, che, attraverso un’analisi estremamente lucida, ci prospetta i rischi in cui incapperebbe una società totalmente votata alla tolleranza indiscriminata di ogni ideologia che le venisse presentata come legittima per il solo fatto che, essa, esista nella mente deviata dei suoi ideatori. Tollerare ogni forma di pensiero può, in effetti, sembrare il più alto grado di libertà morale cui una società “illuminata” possa tendere; l’accettazione delle idee altrui, qualunque esse siano, sembra proprio la cartina tornasole per comprendere quanto la mente umana sia aperta. Peccato che, come si è accorto lo stesso Popper nel corso dei 36 anni dedicati alla revisione delle sue prime convinzioni (1919-1945), questa tolleranza sia qualcosa di molto pericoloso, e che, alla lunga, tenda a stravolgere il “nobile” concetto iniziale da cui nasce. Tollerare, a priori, ogni ideologia è una lama a doppio taglio, con cui l’Uomo rischia di ferirsi in maniera disastrosa, e, senza ombra di dubbio, letale. L’emorragia che deriva da una tolleranza indiscriminata, e non filtrata dai canoni della saggezza infinita di Dio, non può portare altro che una degenerazione del concetto stesso di libertà. Tutto si mistifica, tutto si altera, e tutto scade nel soggettivismo più infruttuoso. Facciamo un esempio: assumiamo, come ipotesi, che ogni uomo sulla Terra voglia proclamarsi re del Mondo, e che pretenda che i suoi piani vengano rispettati da tutti i restanti abitanti del Globo. Cosa succederebbe, nel giro di poche ore, se non addirittura di pochi minuti? Che il vicino ucciderebbe il vicino, reo di non rispettare il suo ideale di divenire capo del Mondo, e colpevole, in egual misura di volersi sostituire a lui, che, per diritto della sua infallibile ragione, sente di doversi proclamare re del Mondo. La società terminerebbe nel giro di poche ore, con buona pace delle idee di tolleranza che dovrebbero farci accettare che anche il nostro vicino abbia il diritto di proclamarsi, esattamente come noi, capo del Mondo. Tollerare ogni cosa, giustificare ogni aberrazione e ogni pulsione che scaturisce dal Peccato, sono sintomi di una medesima malattia. La lontananza più assoluta da quello che è l’Amore, da quello che è Dio. Se davvero questa ideologia potesse appartenere alla nostra condizione umana non ci sarebbe stato bisogno di ricevere i Dieci Comandamenti; come non sarebbe assolutamente necessaria la presenza di un Dio: tutto sarebbe regolato da – non si sa però bene come – una nostra innata capacità di giudizio e da un nostro infallibile senso di discernimento. Così facendo, l’assassino, che prova piacere nel privare della vita il suo simile, sarebbe tollerato come “degno di rispetto”: in fin dei conti le sue idee nascono da una pulsione fisica purissima, e forse morale, e andrebbero quindi rispettate; se non addirittura incentivate e diffuse. Se tutti ragionassimo in quest’ottica, ripeto, il Mondo collasserebbe prima ancora di aver compreso cosa gli stia succedendo. Tollerare a priori non è una soluzione: è anarchia morale. E solo i folli possono credere che l’anarchia morale sia qualcosa di retto e volto al Bene. Nel caos non vi è Dio; nell’ordine e nella regolatezza, e solo in loro, si può osservare in pieno la Poesia che scaturisce dal pennello con cui Dio ha dipinto l’Universo. Se provassimo a sostituirci al Suo infallibile giudizio ci si prospetterebbe solo un risultato: il nostro completo ed irreversibile annientamento. Siamo, metaforicamente parlando, dei bambini di qualche mese con in mano il pulsante per far detonare l’atomica più letale che l’Umanità potrà mai concepire. Siamo dei novelli Narciso, pronti ad affogarci nel fiume delle nostre vanità; e saremmo nulla più dei dittatori pronti a sterminare chiunque non la pensi come loro. Diventeremmo polvere prima ancora di comprendere di quale blasfema portata siano i nostri desideri. La tolleranza è un’arma, un’arma potente, ma deve esser gestita, e sottoposta, alla revisione del Creatore. Una società, che pretende di definirsi evoluta, non può escludere ciò che è bilancia della sua evoluzione; cioè l’accettazione che ogni nostra legge, se non conforme al volere Divino, è poco più di un dito che traccia le sue volontà nella sabbia, e che le vede continuamente spazzate via dalla cadenzata ridondanza delle onde. Se un uomo scade nel concetto che tutto è legittimo; e, solo perché gli provoca piacere, reputa ogni sua azione cosa buona, non dovrebbe stupirsi se, da un giorno all’altro, qualcuno si metterà in testa di eliminarlo, in quanto non conforme al suo grado di felicità. Credere poi che la nostra libertà debba terminare dove inizi quella di un altro individuo è una delle peggiori limitazioni in cui la nostra mente mortale tende a perdersi. E’ la peggior parafrasi possibile del concetto Cristiano di “ama il prossimo tuo come te stesso”: il nostro prossimo diventa un essere inferiore, che non amiamo di certo, ma che tolleriamo finché non invade il nostro spazio vitale. Senza una legge Divina, che ci spiega con chiarezza quali sono i nostri diritti e quali sono i nostri doveri, tutto, e il suo contrario, possono esser legittimati allo stesso modo: chiunque può appellarsi al fatto di come questa, o quell’altra cosa, lo rendano felice; e chiunque può arrogarsi il diritto di ritenere la propria morale al di sopra di quella dei suoi fratelli. I Nazisti, o i vari Stalin, Lenin, Mao Zedong, Napoleone; tutti erano schiavi delle loro pulsioni, e tutti sono franati miseramente; sia agli occhi della Storia, sia, e questa è cosa ben peggiore, agli occhi di Dio. Chiunque si sia creduto superiore al Divino, e abbia provato a sostituirsi a Lui, non ha fatto altro che danni, a sé stesso, ma soprattutto agli altri. Purtroppo la Storia non sembra esser riuscita ad insegnarci nulla: nel 2006, per esempio, in Olanda è nato il Partito per l’Amore per il Prossimo, la Libertà e la Diversità; in buona sostanza un partito per pedofili -link-. Anche se il sedicente partito non sembra, per fortuna, aver avuto seguito, il fatto stesso di poter pensare di tollerare una simile bestialità è qualcosa che esula del tutto dalla ragione, e dal Bene. E il diritto che questi signori reclamavano non solo era qualcosa di totalmente folle, era qualcosa di demoniaco, da cui Gesù ci mette in guardia senza appello: << …Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!… >> (tratto dal Vangelo di S.Matteo 18,1-20). La nostra libertà non può, e non deve!, superare i limiti che Dio ci ha imposti, pena la caduta nel Peccato, con tutte le conseguenze che ne derivano.
La strumentalizzazione che si fa del concetto di libertà morale, e di libertà mentale, ci porta a stravolgere ogni cosa che ci circonda: arrivando, per esempio, a servirci di un elemento come l’arcobaleno per i nostri scopi più immorali, e contrari a quello che è il volere di Dio. L’arcobaleno è stato posto come simbolo di rinnovata alleanza tra Dio e l’Uomo dopo il Diluvio Universale («Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall’arca, a tutti gli animali della terra. Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra. Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole; io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. L’arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra». Dio disse a Noè: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra» Gen. 9:9-17), e il vederlo accostato a qualcosa che non è, nemmeno lontanamente, accostabile alle parole della Bibbia, suona quasi come un affronto, una mistificazione mal celata, o forse fin troppo ingiuriosamente esposta, alle Sacre Scritture. Si noti come movimenti mossi esclusivamente da pulsioni umane, tra le più deviate che si possano immaginare, se ne siano appropriate; facendone una loro bandiera, e rendendolo simbolo del Male. Ogni riferimento a Dio è stato capovolto, e ogni suo legame con i Cieli è stato soppiantato dall’idea che sia solo una “scientifica sovrapposizione di colori”, utilizzata per identificarsi in un’ideologia che fa della ribellione il suo motto. Le radici di questa ribellione fanno fatica a nascondersi, devono gridare il loro luciferino affronto al Creatore, e così si smascherano per quello che sono in realtà: una serie di sfaccettature del permissivismo, di quel comunismo tollerante che trascina con sé le anime verso l’abisso. Le “armate delle tenebre” se ne servono come sfondo per bandiere della pace, gli accostano senza troppo vergognarsene l’immagine di un pugno chiuso (altra simbologia decisamente comunista), e ne traslitterano il significato fino a confonderne il senso di alleanza che dovrebbe portare con sé. La simbologia che ne deriva rende tutti questi movimenti simili negli intenti: li riveste di quella finta uguaglianza che dovrebbe accomunare tutti gli esseri Umani, staccandosi tuttavia dall’unica forma di uguaglianza che conta davvero: quella di esser tutti figli di Dio che hanno il preciso dovere di rispettarLo e seguire le Sue Leggi. Si innesca così un meccanismo di pseudo-rispetto e pseudo- riverenza verso ogni uomo, a discapito del meraviglioso concetto di diversificazione tramite il quale siamo stati creati. I meriti e le colpe si mischiano in un calderone ribollente di intolleranza, e chi se ne discosta è additato come razzista, come retrogrado, come antiquato e antiprogressista. Tutto diviene giusto, tutto e il contrario di tutto sono tollerabili; infine ogni perversione dell’animo umano si legittima e si annichilisce ogni forma di dissenso. Questo dovrebbe far riflettere: proprio come la tolleranza di ogni ideologia non sia un concetto eticamente sostenibile, perché implica l’accettazione di ogni capriccio che la mente umana possa sostenere; esattamente allo stesso modo non si può sostenere che ogni nostro comportamento diventi moralmente accettabile. Il giusto deve rimanere giusto, e lo sbagliato deve rimanere sbagliato. L’eutanasia, l’aborto, e ogni altro affronto alla vita non possono essere tollerati in quanto vanno direttamente contro la Dottrina di Cristo, che tutto predicava fuorché l’accettazione del peccato. Lo ripeto: il rischio di questa permissività indiscriminata è che, forse, un giorno si arrivi addirittura a legittimare l’omicidio in quanto “libera espressione di odio verso un altro essere umano”. Le regole sono quelle che mantengono sana e vitale una società; il crimine è ciò che la distrugge. In maniera del tutto analoga la Morale Divina è ciò che ci fortifica e non ci fa scadere il quelle spirali fumose che nascono dalla lascivia e dall’accettazione delle perversioni umane. Immaginiamo solo quali scenari potrebbero nascere da queste convinzioni: la Vita perderebbe ancor più di significato, e, al minimo accenno di malattia la Società potrebbe decidere di eliminarci, in quanto anelli deboli della catena.
Ma, a ben guardare, tutto questo sta già in parte avvenendo. Il solo fatto che si spaccino degli intrugli instabili, dannosi e demoniaci, per dei vaccini che salveranno il mondo è una chiara esternazione che questo processo di annebbiamento delle coscienze non solo sia già in atto, ma che si sia ormai fin troppo bene radicato nell’animo della maggior parte delle persone. I pagliacci che sfilano nei vari gay pride si agghindano come se dovessero andare ad una festa in maschera tra pervertiti, urlano il loro sacrosanto diritto alla normalità (alla loro normalità, cui tutti noi “falsi normali” dobbiamo adeguarci), e tutto fanno fuorché voler apparire normali. La normalità coincide con il silenzio, con il mimetismo sociale, con il sacrificio e la sofferenza. Lo sbraitare slogan privi di significato e il rendersi oltraggiosamente ridicoli non sembrano le tesi migliori per dichiararsi “normali”. Forse in un qualche circo distorto di qualche altro Pianeta della Galassia, non sicuramente sulla Terra. E tutti ad applaudire, e a far notare il loro coraggio, e tutti a rimarcare come questo sia sinonimo di civilizzazione. Uomini che si credono donne, che vanno con uomini che non si credono uomini, ma che vorrebbero stare con altri uomini che si credono donne; e viceversa. La bellezza della semplicità si è del tutto persa, la stupenda linearità di una vita ordinata, e votata al rispetto delle regole che Dio stesso ci ha voluto donare affinché non ci smarrissimo nel nostro cammino per giungere a Lui, sono state stravolte fino a farne motivi di scandalo e di umiliazione. Il normale è diventato folle, e il Male è diventato Bene. Non vige più l’accettazione di ciò che si è (Dio non odia i gay, ci mancherebbe, ma il loro percorso evolutivo è forse ancora più difficile di quello di un essere umano eterosessuale), e si cercano scorciatoie per trasformarsi come salamandre, che possono scientemente decidere se vivere dentro o fuori dall’acqua. Ma la salamandra è nata proprietaria del suo dimorfismo di habitat, mentre l’essere umano che la vuole imitare è solo schiavo del capriccio di non voler essere ciò che si è. E chi spinge verso queste scorciatoie, chi ci vuole tutti uniformati ed uguali, chi vuole piallare ogni nostra cuspide di bellezza amorfa? Chi ci vuole conformati ad un progetto, come ratti che seguono ciecamente il pifferaio che li porta a morte certa? Gli stessi che si sono appropriati dell’arcobaleno, che lo hanno accostato alla bandiera della pace, ai movimenti di estrema sinistra, e a quelli a sfondo para-sessuale; a quelli che ci dicono, con tono accusatorio e ringhio da cane rabbioso, che ogni pelle è uguale, che ogni cervello è uguale, che ogni pensiero pesa allo stesso modo. Dobbiamo guadagnarcelo questo rispetto, dobbiamo conquistarci quest’uguaglianza: se è pur vero che tutti nasciamo uguali agli occhi di Dio, solo le nostre azioni potranno confermare questa condizione iniziale. Il non farci sviare dalla retta via è l’unico modo per essere davvero tutti uguali: il rispettare quello che è stato inciso sulle Tavole della Legge è la sola via per non cadere nella tentazione di assecondare quanto di più basso possa annidarsi nei nostri cuori; non si deve cadere nell’idea che le scorciatoie diano la felicità. Nessun atleta arriva alle Olimpiadi senza allenarsi, e, se ben qualcuno potesse riuscirci, sicuramente avrebbe barato. La nostra anima deve esser nutrita, ed allenata alla fede; e dobbiamo ben guardarci dai cortei di piazza che inneggiano ad una qualunque forma di uguaglianza illegittima. Non possiamo permetterci di subire passivamente chi vuole convincerci che ci siano altre strade, altrimenti finiremo davvero per credere a qualunque cosa ci venga propinata, senza più avere il ben che minimo metro di giudizio. Non dobbiamo perdere la lente focalizzatrice che è la parola di Dio.

In questi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio attacco mediatico a chi si oppone a questa maledetta vaccinazione di massa. Se ti opponi sei un complottista, o peggio: un terrorista! E, da più di una campana, si sono levate grida di esacerbante cattiveria verso chi solleva dubbi. Loro, dall’alto delle seggiole di parlamentari, o dai loro troni di esperti, lo sanno: chi pone dubbi etici, chi si oppone, va stroncato. Come? Con leggi che emarginino i dissidenti, con calunnie e derisione pubblica rivolte a chi si dimostra contrario al farsi ammazzare da queste iniezioni letali. I decessi che si sono verificati in seguito a queste inoculazioni di massa non sono casistica utile, sono poco più che effetti trascurabili di un farmaco non ancora del tutto sperimentato, cose di poco conto. In fondo non sono loro a morire, e chi tra loro si è vaccinato, chissà cosa si è davvero iniettato in intramuscolo. Il mainstream mostra solo quel che vuole, ma non dà mai la certezza che ciò che mostra sia la verità; tutt’ altro. Ci è stato detto che ancora per un mese rimarremo a cavallo tra rosso e arancione, che per tutto Aprile non si aprirà, che siamo nelle mani della Salute Pubblica; che evidentemente se ne frega della stessa salute pubblica. Il pubblico di questa messinscena sta sempre peggio, non ha cibo, non ha lavoro, e si getta comunque tra le braccia di chi vuol somministrar loro l’iniezione fatale. Il nostro ennesimo “Presidente Non Eletto” ci ha detto: “Le riaperture dovranno esserci, non ho una data, ci stiamo pensando in questi giorni, dipende dall’andamento dei contagi e dei vaccini“. Suona più come un ricatto che come una speranza di ritorno alla normalità: in pratica le pecore devono auto-macellarsi se vogliono ritornare a pascolare libere, anche se, ovviamente, ben poche, ritorneranno a pascolare libere. E Speranza conclude: “Chi vaccinerà di più riaprirà prima[…]. Sapremo con il generale Figliuolo riprogrammare la campagna vaccinale nel tempo più breve possibile, alla gente dobbiamo dire che abbiamo usato finora la massima precauzione, ma che bisogna vaccinarsi“. Generali, coprifuoco, campagna vaccinale; ancora qualche dubbio di non essere in guerra, e che i nostri comandanti siano schierati con il nemico? Che siano essi stessi il nemico! Da come reagisce molta gente, credo, che non gli sia ancora ben chiaro cosa stiano dicendo in realtà, e con quale grossolanità ci chiedano di metterci di fronte al plotone di esecuzione. “Vaccinatevi, ma tenete la mascherina, tanto siete stupidi e non capite che questa farsa non ha senso; vediamo fino a che punto riusciremo a prendervi per i fondelli. Vediamo quanti salteranno ancora nell’abisso, si accettano scommesse, magari gestite direttamente dal SuperEnalotto!”. -link- I disinformati, i creduloni, gli annoiati, i paurosi, i plagiabili, sono tutte categorie di persone che stanno facendo un vero e proprio atto di fede accettando questi vaccini, ma è un atto di fede verso il Demonio; il vero atto di Fede, che consta nel resistere a questo sistema degenerato, viene rifiutato come se Cristo in persona volesse spingerli di persona verso la perdizione. Stiamo diventando persone che ripongono una fede incrollabile nella scienza, ma che non riescono più nemmeno a dar ascolto a chi vuole davvero la loro salvezza. Forse Gesù sta sbagliando approccio con noi: siamo talmente stupidotti che lo ascolteremmo solo se si presentasse a noi come un concorrente di talent show. Crediamo ciecamente alle parole delle “star”, e Lui, che ci osserva dalle stelle vere, viene trascurato come se non avesse voce in capitolo. E pensare che crediamo di esser innamorati di quel concetto di amore che Lui ha predicato, o almeno della parte di esso che ci fa più comodo, e che non ci fa vedere altro che i nostri bisogni terreni. Ma non riusciamo a darGli quel tanto di fiducia necessaria per arrenderci a Lui, e in Lui solo riporre la nostra vita; per dire “Se sto dalla Tua parte non posso combattere per un altro padrone, non mi posso sporcare l’anima con quest’intruglio di feti!”.
Ma, a quanto pare, forse ci piace sentirci stupidi e manovrabili; forse ci piace affidarci a chi ci sostiene che “Per gli anni a venire dovremo continuare a vaccinarci perché ci sono le varianti e quindi questi vaccini vanno adattati”. Forse siamo stati plagiati a tal punto da non riuscire più a concepire nulla, se non l’idea di diventare zombie nelle mani dei potenti, da non poter più pensare ad una vita da non reclusi, da schiavi privi di diritti, da cavie da laboratorio, da topi che non cercano nemmeno più di evadere da un labirinto sprovvisto di uscita; forse non possiamo più esimerci dal pendere dalle labbra di chi ci affama; non sappiamo più nemmeno come difenderci da questa carica di cavalleria che lascia sempre più fanti sul campo. E ci piace, a quanto pare ci piace da morire, già proprio da morire.
Per approfondire:
A me colpisce che più volte nell’Apocalisse viene detto che la santità in questi tempi è la pazienza e la perseveranza. E mi rendo conto che davvero ci viene chiesta una resistenza eroica che non si esprime più in fatti straordinari, ma nella semplice fedeltà quotidiana al Vangelo.
Più di una volta parlando con miei amici coetanei o poco più (trentenni) mi è venuto da chiedermi se fossi io quella matta, perché l’unica ancora a sostenere ciò che è giusto e vero secondo Cristo.
Ho sempre visto che la tolleranza è d’obbligo, a patto che non si abbia davanti un cattolico; in quel caso, allora l’intolleranza è l’unica risposta.
Il cattolico deve tacere, la Verità non va detta e il Cristo deve essere di nuovo crocifisso.
Tutto questo finirà. Gesù non tarderà a soccorrerci. Preghiamo perché ci trovi ad agire secondo la sua volontà (Luca 12,43).
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