
Inizio Aprile, manca poco, si sa; io per primo lo so da diversi anni ormai, e, purtroppo, aggiungerei. Come me lo sanno in decine di migliaia, forse qualche milioncino abbondante di persone, e si preparano. Starnuti, naso che cola, occhi rossi e voce da transessuale. Ma ci si fa l’abitudine, si ingurgitano un paio di antistaminici al giorno (nel mio caso uno quando proprio non ne posso più), e si va avanti. E’ l’allergia, la stramaledetta allergia stagionale alle graminacee, la principale causa di consumo di fazzoletti nei mesi primaverili. << E’ mai possibile? – dico io – che durante l’inverno neanche mezzo starnuto, e poi, arriva la fine di Aprile e mi tocca star giorni interi con il naso arrossato e dolorante? >> Ma ci si fa l’abitudine, lo dicevo prima, si è ben consci che quel periodo arrivi e che non si possa far nulla, o quasi, per sottrarsi a quello stillicidio di “eccì”. Dal 2020 il problema vero, però, non è più l’allergia. Per carità non è certo piacevole, anche se ci sono mali ben peggiori, ma è comunque sopportabile. Quello che mi ha colpito, e che ho vissuto come un cambiamento sociologico, è il senso di colpevolezza innata che questa sedicente pandemia ha fatto provare a molta gente. Sono spesso in giro per l’Italia per motivi di lavoro, anche nei “maledetti” mesi primaverili, e ho visto persone, allergiche come me, trattenersi fino a diventare paonazze e contorcersi strani movimenti per trattenere uno starnuto. La motivazione? Il trovarsi in pubblico, in mezzo ad altra gente. Fino a due anni fa chi starnutiva era libero di farlo. Qualcuno ridacchiava perché la sequela di starnuti dei poveri allergici era infinta, qualcun altro rimaneva indifferente, altri ancora si limitavano a spostarsi di qualche metro per paura di esser investiti da una pioggia di micro-goccioline di innocua, ma certo non piacevole, saliva. E tutto finiva li. Punto. Hai l’allergia: starnutisci; fine. Dalla primavera scorsa il clima è decisamente cambiato, e come potrebbe esser altrimenti? Se starnutisci in pubblico, e magari per giunta non hai nemmeno la mascherina (due forse, sovrapposte, come è il trend odierno), sei visto come un untore. Anche il turpe monatto di Manzoni proverebbe ribrezzo per te; forse terrore! No, decisamente qualcosa non va: per un paio di mesi ogni persona allergica è un potenziale serial(covid)-killer. Un untore, tanto per citare di nuovo il Manzoni. Io onestamente cerco di non far più nemmeno caso a come la gente mi osserva, tanto più che mi diverto a sfoggiare il mio miglior sorriso a chi mi incrocia per strada, magari mentre passeggio nelle remote stradine delle campagne piemontesi. E la gente che mi incrocia lo può ben vedere il mio sorriso: io la mascherina la tengo rigorosamente in tasca quando sono all’aperto. Se mi sento un potenziale untore? No, nemmeno un pochino -link-. Primo perché non ho addosso il virus, secondo perché questo virus non mi spaventa nemmeno un po’. E che chi mi incontri si metta il cuore il pace, dalla vecchietta che cambia strada, e si pigia in tutta fretta la sua mascherina sul viso, al signore di mezz’età che mi lancia un’occhiata di biasimo per la mia imprudenza. E se mi scappa uno starnuto pace, vi contagerò e morirete tutti. Tanto tutti siamo destinati ad andare ad occupare uno spazietto sotto terra, prima o poi. Tocca a tutti, nessuno escluso. Non mi voglio privare dell’aria profumata della Primavera, non mi voglio più negare il piacere di respirare a pieni polmoni l’odore terroso delle mie colline, non ammetto più che mi venga imposto un inutile filtro sul volto, non permetterò più che mi si dica, e mi si convinca, che il mio è un gesto sconsiderato. Ammettiamo che davvero si voglia combattere questa pandemia con questo “dispositivo”: indossare una mascherina all’aperto equivale ad entrare nella gabbia delle tigri armati di una forchetta di plastica. E’ appuntita (la forchetta), certo, non voglio metterlo in dubbio, ma rimane il fatto che le tigri mi sbraneranno lo stesso. E il covid, mettetevelo in testa, non è una tigre. E’ un’influenza curabile, un virus di media portata, il cui effetto è stato ingigantito ad hoc da chi vuol farne il mezzo per controllarci e spersonalizzarci. E’ una scusa. L’ho già scritto in precedenza in uno dei miei primi pezzi, ma la mascherina ha una struttura centinaia di volte più larga della dimensione dell’agente virale: è un po’ come se le zanzariere avessero maglie larghe come un pugno. Sarebbero, ovviamente, inutili. Ma, allora, perché si ostinano a farci girare per strada come se vigesse un perenne Carnevale? Ci ho riflettuto, e mi sono concentrato sul perché si sia arrivati a quest’ ossessione. E’ un tentativo di annichilire la nostra identità. Fateci caso: la mascherina copre (e deve coprire, altrimenti scattano le multe) naso e bocca. Naso e bocca… e bocca. La bocca non è solo quella parte del corpo preposta a parlare, ha molte altre funzioni. Una delle più importanti è quella di veicolare, in maniera del tutto involontaria, buona parte delle nostre emozioni. Sono proprio quei piccoli gesti involontari che la rendono speciale. Il linguaggio non verbale, quelle impercettibili smorfie d’espressione che ne contraggono gli angoli, che scoprono i denti quando sorridiamo, che la fanno stringere quando esprimiamo disagio, fanno di noi buona parte di ciò che siamo. Siamo esseri umani, unici ma comunitari, proprietari di un linguaggio atavico che trasmette empatia senza bisogno di ricorrere alla parola. “Gli occhi sono lo specchio dell’anima” è una di quelle baggianate new-age che tanto piacciono ai post-modernisti, o ai poeti da strapazzo buoni solo a scrivere le frasi nei Baci Perugina; ma gli occhi sono solo una componente del volto. Una delle tante. Le labbra, i denti, gli zigomi, il naso, sono tutte parti necessarie a ricreare quella tavolozza di espressioni che ci rendono, appunto, umani. Celando una parte del nostro viso celiamo anche una parte della nostra personalità; è come, tanto per dirla in termini tecnologici, se spegnessimo la webcam e ascoltassimo solo l’audio del nostro interlocutore. E’ limitante, e di una tristezza infinita. Il progetto di chi vuole questa assurda pantomima è quello di assimilarci a macchine, a computer poco più che pensanti; ma non autonomi. E’ iniziato tutto con i social network, che da anni ormai ci spingono all’abbandono del filtro empatico. Sugli a-social network si scrive, si insulta, si critica, si esalta, e si esulta. Ma, per quanto ci sforziamo di mettere miliardi di faccine sorridenti, o tristi, il nostro umore davanti alla tastiera è più simile alla peggior noia che il nostro cuore possa concepire. Vorrei proprio vedere chi davvero si sganascia dalle risate mentre commenta una foto stupida, o chi davvero diventa rosso come un pomodoro di fronte ad un’immagine che lo contraria. Parliamo per geroglifici, ci siamo involuti al livello degli antichi Egizi, ma, a differenza loro, non sappiamo costruire le Piramidi. Usiamo simboli perché ci vien più comodo, sostituiamo una mano con il pollice alzato alla parola “OK!”, che già è una sigla abbreviata. Siamo diventati tanto pigri da non riuscire a concepire l’utilizzo di tre caratteri (conto anche il punto esclamativo) e preferiamo ricorrere ad un simbolo. E così, chi ci impone le mascherine ha avuto gioco facile, le nostre emozioni sono talmente ridotte all’osso che non si sente nemmeno più la necessità di lasciar trapelare un sorriso; ormai, dopo un anno e più di Carnevale perenne, ci siamo talmente assuefatti a respirare la nostra anidride carbonica da rimanere del tutto indifferenti di fronte ad altra gente di cui non riusciamo davvero ad interpretare le emozioni. Per di più le acquistiamo gialle, verdi, disegnate, colorate, dipinte e variopinte, ma sono comunque simili a catene strette, ed imposte come necessarie, per mortificare la nostra necessità più grande: quella di veicolare emozioni.

Poi, dato che non sono molto sveglio, chiaritemi una questione: chi fuma, ovviamente, se la può levare. Chiaramente sarebbe molto difficile annegarsi nel tabacco e tenerla pigiata sul volto, ma lo sbuffo di fumo espirato, che supera di gran lunga quella ridicola misura impostoci come “distanziamento sociale”, non può forse veicolare molti più germi, batteri e virus di un semplice respiro che fuoriesce dalle narici? Allora iniziamo subito tutti a fumare: a quanto pare il tabacco ammazza il covid. Beh, il monopolio di Stato evidentemente non può esser scavalcato, motivo per cui le sigarette sono considerate tra i “beni primari”. Devono vivere anche i tabaccai, non ce l’ho con loro, ci mancherebbe ancora; ma equiparare il bisogno di nicotina alla necessità di nutrirsi mi pare l’ennesima boiata cui non si sa come mettere una pezza. Quindi, ricapitolando: mascherati come ladri, istigati a fumare per potersi strappare dal volto quell’inutile panno azzurrognolo che ci soffoca, e depredati della nostra espressività. Non c’è che dire, davvero un bell’esempio di civiltà evoluta. Chi ci governa sa che l’Essere Umano ha dei “bottoni” in sé, che, se premuti a dovere, innescano reazioni involontarie che lo fanno sottomettere alle più bieche ed aberranti ideologie. Chi ci governa sa che il far leva sulla paura, sul sospetto che il nostro vicino sia l’untore di turno, sia un’arma potente per confinarci in casa, per asocializzarci ogni giorno di più. Per renderci macchine. E, guarda caso, chi trae profitto da questo clima di paura, e di prigionia autoimposta? I colossi del Web, quelli che si arricchiscono se la gente vive davanti ai pixel del suo schermo. I vari Amazon e soci ci portano a casa qualunque cosa (sia chiaro me ne sono servito anch’io, non sono così ipocrita da sentirmi super partes), l’importante è tenerci inchiodati a casa, confinati nelle nostre prigioni private. Private, private a tal punto da esser private anche di ogni contatto umano. Ad eccezione dei nostri famigliari non dobbiamo vedere nessuno, dobbiamo sentirci in colpa se usciamo, se ci muoviamo anche solo di cento metri fuori dalla nostra confort-zone. Automi, inabili al movimento e instupiditi dall’idea che tutto questo sia necessario per la nostra salute. Se tutto questo funzionasse davvero non saremmo costretti ancora in casa, dopo un anno di zone policromatiche dovremmo aver capito che il confinarci a casa sia una delle peggiori privazioni che uno Stato possa imporci. Invece, a quanto pare, molti sono ancora convinti che “lo stiano facendo per il nostro bene”. L’uomo del cambiamento, quel Draghi visto come il salvatore della Patria, si è rivelato solo un altro Conte, l’ennesimo burattino nelle mani della politica, e delle scelte dettate da Mamma Europa. La Germania, dove, per Pasqua, il Cancelliere Angela aveva provato a ventilare l’idea dell’ennesimo lockdown, si è ritrovata scossa da manifestazioni e proteste -link-. Mica che i tedeschi si siano rotti le scatole di esser presi in giro? E la Francia? Idem come sopra, a maggior ragione dopo che ai transalpini vaccinati è stato comunque vietato il diritto di viaggiare -link- (Sempre tutti convinti che i vaccini siano il Bene?). Da noi vige invece la regola del Pecorume Condiscendente, dell’accettazione silente di ogni porcata che la gogna mediatica ci obbliga a sopportare. Ma non ne avete le scatole piene anche voi come i Tedeschi? Non siete stufi di quella faccia da triglia del Ministro della Salute che ci dice, con fastidiosa insistenza, che dobbiamo resistere per un futuro migliore?

Intanto lui e soci continuano a recepire i loro lauti compensi, a dispetto dei molti che ingrossano le fila degli affamati che si rivolgono alle mense dei poveri! -link, articolo scelto a caso tra i molti- Ma di che ci preoccupiamo, ingrati che non siamo altro: sarà la mascherina a levarci d’impiccio; o i loro stramaledetti vaccini, che ogni giorno fanno sempre più vittime, ma che continuano ad esser additati come la via per la salvezza -link-. Per l’Aldilà sicuramente, peccato che il clima della destinazione non sia quello che molti auspicano. Il “marchio della Bestia” non vi dice nulla? Quel bel timbro che il Maligno pone sull’anima di chi si macchia dell’abominio derivante dall’essersi serviti di feti abortiti per produrli! Ormai i registi del piano hanno gettato la maschera, e anche i più ingenuotti fanno fatica a non ammettere che qualcosa non quadra: a questo punto è lampante che si tratti di una macchinazione ordita per etichettarci in massa, e nel minor tempo possibile; quasi che anche gli stessi ideatori sappiano che il tempo a loro disposizione stia per scadere! E intanto le tasche dei potenti si gonfiano, e le loro tavole si imbandiscono di piatti sempre più succulenti, pagati con il sangue dei bambini mai nati da cui sono state estratte le sequenze genetiche. Con la compiacenza del Gaucho di Roma, che al posto di schierarsi dalla parte dei più deboli, fa l’esatto opposto.
Qualcuno però si sta accorgendo di questa macchinazione senza precedenti, qualcuno inizia a reagire, scende in piazza, e i tumulti si allargano. La gente è stufa, il popolo ha fame. Quel popolo che, per i vari Soros, Rotschild, Schwab, Gates, (e soci), è solo feccia da far estinguere, reclama cibo, e non gli si può dare l’ennesimo contentino -link-. La mia sensazione che dopo i “gioghi senza frontiere” cui, nostro malgrado, ci hanno obbligato e a cui abbiamo resistito fin troppo stoicamente, assisteremo ad un rovesciamento di fronte. La “sensazione” diventerà “timore”, credo, e assisteremo ai “roghi senza frontiere”. Non è catastrofismo, è solo la logica conseguenza del continuare a molestare un animale ferito, ormai allo stremo, che da mesi prova a leccarsi le ferite infertegli dai suoi aguzzini; un animale che ha dei figli, dei parenti, degli amici, che crepano, se non di covid, di fame. Quelli di Milano e Roma sono stati solo due episodi, ma temo ne seguiranno altri, anche perché mi pare che l’intenzione sia proprio quella di affamarci, di strangolare quel poco che resta del soffio vitale dell’Economia italiana. Non si parla altro che di ripresa, ma nessuno sembra riuscir a comprendere che non è tramite la prigionia forzata di milioni di italiani che ci si possa riprendere. A Giugno arriveranno le tasse, tasse che piccole e medie imprese difficilmente potranno saldare; tutto perfettamente in linea con il Grande Reset. Maggio e Giugno sono proprio i mesi che lorsignori hanno dedicato al “reddito statale” (in pratica diventeremo proprietà statale, senza diritti, soldi e lavoro), mentre Marzo e Aprile sono i mesi dedicati all’impoverimento delle risorse e all’aumento dei prezzi delle materie prime. Tutto come pianificato nel Grande Reset. Intanto venti di guerra soffiano ad Oriente, dove l’Ucraina si dispone a diventare il teatro preposto ad ospitare un primo assaggio del nuovo futuro che ci attende. Joe, il sonnacchioso non-presidente Usa, promette l’invio di truppe in appoggio a Kiev -link-, e dalla Russia gli rispondono per le rime -link-, tanto per fargli capire che con gli “Ivan” non si scherza; e che l’egemonia a stelle e strisce non potrà ancora durare a lungo. E la Turchia, perla della tolleranza e dell’Europeismo, dimostra quanto tenga all’Unione Europea, e alle donne, (e ai diritti degli Uomini intesi come razza) lasciando in piedi, come una povera fessa, la cara von der Leyen. Però, in questo clima pre-atomico c’è anche qualcosa di buono: finalmente qualcosa si sta muovendo nel verso giusto. E’ vero che la gente è allo stremo, le aziende sono al collasso, e la civiltà Occidentale sta crollando sotto il peso delle sue stesse menzogne, ma “Wozzap” ha deciso di lanciare una nuova serie di geroglifici idioti. Ora sì che mi sento meglio, non starnutisco nemmeno più.

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